RIFLESSIONE SUL VOLONTARIATORIFLESSIONE SUL VOLONTARIATO

Cap. 1 – Punto di vista del presidente.

Mi capita di sentirmi chiedere se mi sono pentita dell’impegno che ho preso fondando Il Pentolino, considerando i due figli in tenera età, di cui uno con autismo, il lavoro, marito, 2 gatti, ecc… Non nego che ci sono delle settimane infinite e che mi sembra di vivere tre vite contemporaneamente ma di solito mi sento convinta della scelta che ho fatto, grazie alle piccole cose come il sorriso di un bambino, lo sguardo dritto negli occhi di chi di solito non lo fa, un ragazzone che mi prende per mano per farmi vedere cosa ha fatto al laboratorio, un’espressione serena sul volto di una mamma. Tutta la stanchezza scompare e nuove energie riprendono a scorrere!
Noto che, come dico spesso, da quando c’è l’associazione, la qualità delle mie conversazioni è salita parecchio, considerando il mio semplice lavoro da impiegata e il poco tempo per le amiche che mi impediscono di dar spazio ai discorsi su grandi progetti, utopistici e da realizzare in un mondo altruista!
È bello incontrare altri sognatori che sacrificando un po’ del loro tempo, cercano di portare del bene nella vita altrui, sotto molteplici forme, tutte autentiche.
Ancor di più quando riesco a vedere che qualche piccolo sogno si realizza, come il 9 giugno 2019 quando in Piazza Tricolore abbiamo visto bambini di ogni età fare un giro sui sidecar degli amici della MotoGuzzi, seguiti dal corteo di auto d’epoca e preceduti dall’Alfetta della Polizia. Caspita! Ero così emozionata e contenta che non ho fatto neanche un video!! Avevo aspettato per 8 mesi quel momento…
Far parte di un associazione di beneficenza vuol dire stringere nuove amicizie, condividere esperienze e costruire ponti per unire realtà diverse, nel nostro caso tra l’autismo e la vita di tutti i giorni, lì dove si creano profondi valichi che impediscono il fondersi tra i due mondi.
Ma non è tutto così aulico e perfetto. Viviamo in una società complessa dove interagiscono forze diverse alimentate da ragioni differenti che si spingono, si calpestano e si comportano in modo ambiguo. Anche nel terzo settore, anche quindi dove non è il denaro che muove le persone, accade che le motivazioni del volontariato non siano il bene comune ma (fortunatamente non sempre), l’egocentrismo.
Quindi mentre sei lì che ti concentri per creare un progetto inclusivo che permetta ai ragazzi di farli sentire meno soli e avvicinarli ai loro pari, non ti accorgi del “colpo basso” che ti arriva proprio di fronte, da chi pensavi ti sostenesse.
Perché? La prima domanda che ti fai. Perché vuoi danneggiare quanto costruito finora? Perché proprio qui e adesso?
Non c’è una ragione, le persone egocentriche non si accorgono nemmeno della presenza degli altri. Agiscono per il proprio prestigio incuranti di quanto sia, in realtà, poco prestigioso il loro gesto e che per questo sarà presto dimenticato. Da tutti, per prima da me.
Ho chiara la mia strada, non ho fondato questa associazione per me o per mio figlio ma per tutti “i figli”, perché questa “cosa” mancava e qualcuno doveva farlo.
Quindi, di fronte alle ingiustizie, come dice la mia amica Carmen: passi lunghi e ben distesi. Hai ragione cara, la strada è lunga, continuiamo il cammino e non perdiamo tempo dietro alle piccole persone.
Isabella Nardulli